venerdì, Maggio 17, 2024
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IL RICORDO DI KATANGA, IL GIGANTE BUONO ABBANDONATO DA QUEL CUORE GENEROSO



“Katanga non paga. Katanga scende”. La frase memorabile che ha lanciato il personaggio di Francesco Calise conosciuto da tutti come Katanga. Il gigante buono ha fatto tutti i mestieri del mondo: da becchino a bagnino. Qualche anno fa, caricava su un furgone lettini e ombrelloni e li piazzava sulla spiaggia libera a Forio per fittarli. Si aggirava spesso sul compattatore dell’Arenella per cercare qualche oggetto da ristrutturare e poi rivendere. Un personaggio d’altri tempi dalla forza mostruosa e la faccia del buono. E’ morto all’improvviso, abbandonato da quel cuore generoso che lo ha accompagnato per tutta la vita. Tra le tante testimonianze, riportiamo qui quella personale e sentita di Michelangelo Messina, Patron dell’Ischia Film Festival:

“Katanga, il mio gigante buono. 

Nel 2000 coordinavo, da location manager le riprese del film “se Lo fai sono guai”, interamente girato ad Ischia. Nella sceneggiatura erano previste delle pecore che rincorrevano l’autombulanza dei protagonisti ogni volta che accendevano la sirena. In un periodo di “afta epizootica”, riuscimmo, dopo mille permessi ad ottenere di spostare le pecore di Francesco alla falanga per il set. Avevo bisogno di chi le caricava sul furgone autorizzato, allora pensai a Katanga che aveva già collaborato come operaio con me su un altro set. Lo chiamai alle 5:00 del mattino dall’ epomeo, lui era in mezzo al mare, a pescare totani. Gli dissi Katanga vieni alla falanga che dobbiamo caricare le pecore di Francesco e portarle fuori allAlbergo della  Regina Isabella per una scena, all’improvviso calò un silenzio assoluto, pensai che fosse caduta la linea, instetti, fino a quando Francesco mi rispose e disse: “addo ama’ purtà sti pecore”? Io risposi “fuori al regina isabella a lacco ameno”, ancora silenzio, poi esclamò “michelà io so Matt, ma tu si pazz! E così mentre l’alba sorgeva, Francesco come il ciclope nell’Odissea di ulisse,  si caricava le Pecore sotto le braccia e le poneva con delicatezza sul furgone, sembrava un personaggio uscito da un film. Rimase a lavorare con noi per tutta la Produzione del Film, era felice e sornione, con la Sua semplicità conquisto tutti, dal Cast agli attrezzisti. Successivamente lo proposi anche per altri film, e ogni volta che m’incontrava mi diceva: “quann o facimm nat’u cinema”? Ciao Francesco, voglio ricordarti così, nella tua semplicità e disponibilità. Addio mio gigante buono dal cuore d’oro”. 

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