giovedì, Aprile 25, 2024
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GREENPEACE: “ANCHE UN COMUNE PICCOLO COME ISCHIA PUÒ CONTRASTARE LA PRODUZIONE DI PLASTICA”

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I nostri mari e le nostre spiagge sono invasi dalla plastica usa e getta. I risultati preliminari di “Plastic radar”, l’iniziativa che raccoglie segnalazioni di rifiuti in plastica lungo mari, fiumi e laghi, lanciata da Greenpeace a inizio luglio ha restituito questo risultato.

E anche se ultimamente si parla tanto di questo argomento e sui social aumentano le foto e i contest lanciati dalle piccole associazioni che lavorano per sensibilizzare il più possibile le persone intorno a questa tematica, molto poco viene realizzato concretamente. La domanda è sempre la stessa: «Ma se io sono attento ed evito di gettare le bottiglie e gli oggetti in plastica a mare o nelle aiuole ci pensano gli altri a farlo. Quindi a che serve?»

E invece nel piccolo ognuno può fare qualcosa, iniziando a non porsi questa domanda e ad agire. Per dare l’esempio l’Area marina protetta Regno di Nettuno e Greenpeace Italia hanno trascorso l’ultimo fine settimana a raccogliere la plastica e rifiuti vari sui fondali del Golfo di Napoli e in superficie, in alcune aree del comune di Ischia; «abbiamo trovato oggetti risalenti agli anni ottanta ancora intatti che giacevano sulla sabbia, hanno rivelato i volontari.»

In due giorni di attività (nell’ambito dell’evento “BlueBlitz 2019”) è stata documentata da un lato l’incredibile biodiversità marina presente nell’area protetta, con un elevato numero di specie censite in alcuni punti di particolare pregio tra San’Angelo, Punta Pizzaco e la secca delle Formiche. Patrimonio messo sempre più a rischio però dall’inquinamento da plastica; i volontari di Greenpeace insieme a Dolcenera, ai collaboratori dell’AMP e agli alunni della scuola IIS “Cristofaro Mennella” hanno raccolto alcune decine di chili di rifiuti in plastica fra la spiaggia dei Pescatori e la spiaggia di San Pietro, lungo il litorale del Comune di Ischia. La parte più rilevante dei rifiuti raccolti consisteva in plastica usa e getta, con bottiglie e packaging alimentare su tutti.

«I nostri mari nascondono immensi tesori che vanno tutelati con l’istituzione di aree protette. Quello che abbiamo visto però è che neanche queste aree sono immuni al crescente inquinamento da plastica. Le grandi multinazionali continuano a produrre sempre più plastica usa e getta e i mari pagano le conseguenze di questo modello di produzione scellerato», ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia. «Da anni chiediamo alle grandi aziende, responsabili della commercializzazione dei maggiori volumi di plastica monouso, di assumersi le proprie responsabilità per salvare i nostri mari riducendo subito la produzione».

E sempre il responsabile campagna inquinamento ha tenuto a precisare che tale produzione è purtroppo destinata ad aumentare negli anni, e soluzioni come il riciclo non sono più sufficienti: « Di tutta la plastica prodotta a partire dagli anni cinquanta è stato riciclato soltanto i 9%. L’unica cosa che si può fare e che può segnare una rapida svolta è quella di ridurre la produzione almeno di quella usa e getta. Questo può essere qualcosa di veramente positivo, e anche a partire da un piccolo comune come Ischia, ad esempio, è possibile promuovere iniziative per lavorare in questa direzione.»

 

Video credits: Greenpeace Italia

 

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