sabato, Dicembre 14, 2024
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Luongo: il Bradisismo, Minaccia Silenziosa che Trasforma Pozzuoli. L’analisi del Vulcanologo



Il sollevamento del suolo dal 1969 ha prodotto la profonda trasformazione della comunità puteolana. Il cambiamento è avvenuto nell’arco di due generazioni, quasi inavvertitamente perché il fenomeno si sviluppa lentamente senza la violenza delle catastrofi come i terremoti, ma con lo stesso effetto sul lungo termine; forse, perciò, il fenomeno si indica con la parola “Bradisismo” che significa, appunto, terremoto lento, ma che appare meno drammatica. Questo fenomeno ha prima svuotato il Rione Terra, dove vivevano i pescatori, a strapiombo sulla darsena, l’antica rocca della città fondata dai Greci. La classe dirigente della città non ha avuto la cultura, il coraggio della scelta: riabitare rapidamente il Rione Terra con le famiglie evacuate o destinare questo territorio ad un progetto di trasformazione della città di Pozzuoli, per una nuova funzione con la rocca punta centrale della trasformazione. Nessuna delle due ipotesi si è realizzata; il Rione Terra è ancora qualcosa di indefinito, dopo 52 anni dall’evacuazione. Non è bastata questa tragedia del 1970 a far maturare un progetto di sviluppo della città che riconoscesse il Bradisismo come una componente “permanente” del territorio, così si è presentata la nuova crisi nel 1982 quasi inavvertitamente. Questa è stata gestita con minore affanno, ma gli effetti sulla società sono stati più incisivi, in quanto gli evacuati non furono come le migliaia di persone del Rione Terra, allocati nel nuovo Rione Toiano collocato tra “sotto il Monte (Gauro)” e il Monte Nuovo, bensì diecimila e più cittadini allontanati dal Centro Storico e ricollocati nel nuovo insediamento di Monterusciello. In questo caso sembrava che la classe politica volesse fare sul serio per rendere più sicura la città. Si ipotizzò di ridurre la densità abitativa dell’area a più elevata pericolosità, che corrispondeva al centro antico storico, del 40% circa, divenendo l’insediamento di Monterusciello sostitutivo delle costruzioni del centro storico. A questo si accompagnò un progetto per il recupero delle manifestazioni archeologiche su questa parte del territorio, finalizzato alla fruibilità di un turismo colto. Inoltre, furono progettate nuove vie di allontanamento della popolazione dalle aree a rischio in caso di allarme eruttivo, unitamente al raddoppio della Ferrovia Cumana, in parte realizzate o in via di realizzazione. L’obiettivo della riduzione della densità abitativa nell’area ritenuta a maggiore rischio sismico e vulcanico fu rigettato dal Consiglio comunale e la parte evacuata della città fu occupata da attività del tempo libero e, prevalentemente da cittadini migrati da altre parti del territorio, ma non dagli evacuati. Si registra così una trasformazione sociale del territorio con una sostituzione della parte più debole senza una rottura apparente. Le due crisi producono una comunità senza memoria storica e chi vive in questa città avverte questo stato e l’attuale crisi dimostra questa rottura; qualcuno potrebbe affermare che è venuta meno la polis. Il sollevamento del suolo riprende nel 2005, prima molto lentamente con arresti, ma poi dal 2014 il sollevamento è continuo con velocità variabile mediamente tra 20 mm e 10 mm al mese nel punto di massimo sollevamento tra via Napoli e il porto, dove a novembre 2024 si registra il valore di 135 cm. Fino al 2021 la sismicità non ha destato una particolare attenzione, poi si è sviluppata un’attività sismica di energia tale da preoccupare gli abitanti dell’area epicentrale corrispondente alla zona Solfatara-Pisciarelli e la parte della città prossima alla Solfatara. Si conferma quanto sperimentato nella crisi degli anni 80 dell’incremento dell’energia dei terremoti al crescere della velocità del sollevamento. Emerge il problema della vulnerabilità degli edifici e si scopre che poco è noto di questo parametro per l’edificato di Pozzuoli e della zona confinante della città di Napoli. Scarse sono le informazioni sul meccanismo del fenomeno e manca del tutto una proiezione della sua evoluzione nei comunicati dell’Osservatorio Vesuviano INGV, Centro di competenza del Dipartimento della Protezione Civile. Infatti, i Bollettini emessi ogni settimana e mensilmente si limitano a comunicare ciò che registrano le reti di monitoraggio – terremoti, entità del sollevamento e sua velocità, flusso dei gas nell’area ad elevato termalismo di Solfatara-Pisciarelli – ma nulla si dice sulle cause che generano i fenomeni registrati. L’energia dei terremoti cresce fino ad una magnitudo MD = 4.4. Il terremoto produce danni in alcuni edifici che saranno sgomberati. Si avvia un’analisi della vulnerabilità statica degli edifici con l’osservazione della struttura. In caso di sisma è la vulnerabilità dinamica quella che conta, unitamente alla magnitudo dell’evento e all’accelerazione al suolo. Non mi risulta che siano stati resi pubblici i valori della vulnerabilità degli edifici.

Si è discusso della magnitudo massima attesa, e qualche esperto ha indicato in una pubblicazione scientifica il valore di 5, ma non mi risulta che la Protezione civile abbia indicato ufficialmente questo dato. Chi scrive aveva ipotizzato, in uno studio della crisi del 1970-72 apparso in una pubblicazione scientifica del 1976, il valore di 4.4. Il valore era ottenuto da due parametri, l’uno era il valore dell’energia sismica liberata da una massa unitaria e l’altro dal volume sismogenetico dell’area flegrea. Il primo era tratto da studi effettuati in Giappone in aree geologicamente simili alla nostra, il secondo dagli studi vulcanologici e geofisici effettuati nell’area flegrea. Nel corso della prima metà dell’anno in corso (2024) abbiamo vissuto con l’ansia della crescita della velocità del sollevamento e conseguentemente la crescita della magnitudo degli eventi sismici. La comunità scientifica ha prodotto modelli diversi del fenomeno creando speranze e delusioni, mentre la Protezione Civile organizzava riunioni a Pozzuoli a porte chiuse e preparava esercitazioni, alle quali partecipavano pochi cittadini, dell’ordine dell’1/1000. Non si può disconoscere che il fenomeno sia complesso ma non è moralmente consentito agli studiosi di esprimere interpretazioni approssimate, valide per aree praticamente disabitate, in aree densamente popolate come i Campi Flegrei con la città di Napoli. Occorre cautela e apertura verso la popolazione esposta al rischio sismico e vulcanico. Un segnale positivo sulla pericolosità del fenomeno in questa fase è mostrato dalla significativa riduzione della velocità del sollevamento del suolo che mostra valori inferiori a 10mm/mese e sismicità modesta fino a silenzio sismico dal mese di agosto. Spero che l’esperienza di questa crisi lunga e tormentata faccia riflettere i decisori politici a dare corso a quelle azioni necessarie a rendere la città di Pozzuoli e le aree confinanti resilienti alle crisi bradisismiche. L’esperienza delle crisi precedenti rende, purtroppo, scettico chi ha scritto questa nota. I signori che amministrano e quelli che amministreranno il territorio flegreo alla chiusura di questa crisi hanno un compito impegnativo e devono spendere le loro migliori energie per una risposta adeguata alla pericolosità dell’area. Agli amministratori è assegnato un compito impegnativo, quello di scelte radicali per arginare gli effetti della trasformazione della morfologia della fascia costiera che condizionerà il futuro della città. Questa tematica è scivolata in silenzio con le passate crisi, ma ora non è più il tempo dei rinvii. La scomparsa della darsena ha già segnato la città con la delocalizzazione delle attività dei pescatori e del ricovero delle barche, la chiusura dei cantieri dei maestri d’ascia costruttori dei gozzi puteolani, l’inagibilità della chiesa dell’Assunta. Ma gli effetti del sollevamento si estendono pericolosamente verso il bacino del porto attuale e ad occidente di questo, dove dovrebbe collocarsi il nuovo scalo. I progettisti della nuova struttura hanno esaminato questo scenario e con quali risultati?

Il problema dell’agibilità del porto è vitale per la città di Pozzuoli, ma non è il solo; non è da sottovalutare il problema della vulnerabilità sismica e del piano di evacuazione in caso di allarme per l’eruzione. Una riflessione finale sull’aspetto urbanistico della città. Questa è stata costruita con aggiunte successive senza un piano complessivo, espandendosi prevalentemente verso occidente per il vincolo della città di Napoli ad oriente. Il costruito in un territorio di colli e conche ha privilegiato le conche e così la città si presenta con l’urbanizzazione a macchia di leopardo. Manca una visione unitaria della città con più centri e più periferie, anche se un noto urbanista indicò che la città aveva uno sviluppo lineare. Esiste di fatto la città bassa lungo la costa da La Pietra a Lucrino, con l’enclave delle fabbriche ridotto alla sola Prysmian, la città della Starza che si sviluppa lungo la via Domitiana e, infine l’insediamento di Monterusciello. Occorre una grande opera di integrazione per rendere più agevole il governo del territorio e una migliore utilizzazione dei servizi e delle infrastrutture.

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