venerdì, Aprile 26, 2024
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LA POLEMICA SUI CASI CASAMICCIOLESI, IL DOTTORE DEL 118: “ABBIAMO FATTO IL NOSTRO DOVERE NONOSTANTE IL PRIMARIO CI ABBIA DETTO CHE DOVEVAMO LASCIARE LA SIGNORA A CASA”

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La storia delle due sorelle gemelle positive a Casamicciola ha fatto enorme scalpore e come era prevedibile si è innescata la polemica a proposito della gestione del caso da parte del medico di base, dell’ASL, dei sanitari del 118 e dei medici del Rizzoli. Dopo la testimonianza di Imma, figlia di una delle due sorelle positive, raccogliamo quella del dottore del 118 intervenuto sul posto. Era lui il medico dell’ambulanza che il 30 marzo si è recato a casa della signora su segnalazione della Centrale Operativa di Pozzuoli che aveva raccolto la chiamata della famiglia casamicciolese. L’equipe del 118 era già stata allertata che si trattasse di un sospetto COVID 19  e per questo si è recata sul posto con tutte le attrezzature. Il dottore del 118 ha voluto fare ai nostri microfoni una serie di precisazioni su come siano andate realmente le cose, soprattutto a proposito dell’operato del 118. Il medico ci ha spiegato che giunto sul posto con gli altri sanitari, ha provveduto a fare una serie di domande al marito della donna che era andato incontro ai sanitari ed ha potuto accertarsi che in effetti c’erano stati contatti con zone e persone che potevano aver avuto il virus e che lo stesso marito aveva avuto sintomi sospetti nei giorni precedenti. Al momento della visita, pur venendo informato di quella che era una patologia pregressa della signora (miastenia gravis, ovvero problemi alla muscolatura e quindi anche alla muscolatura polmonare), il dottore avrebbe rilevato immediatamente che la signora poteva essere positiva al COVID 19 e che era necessario un ricovero per ulteriori accertamenti soprattutto sulla situazione polmonare e quindi respiratoria. Dunque, nessun dubbio sulla necessità di ricovero, a differenza di quanto ha raccontato ieri la famiglia. La sostanza della denuncia, però, viene confermata in quanto il dottore del 118 ha poi raccontato senza veli quanto accaduto in ospedale. La signora è stata sistemata nella tenda allestita dalla Protezione Civile all’esterno del Pronto Soccorso del Rizzoli e mentre i sanitari del 118 provvedevano a liberarsi delle protezioni secondo quanto previsto dal protocollo, il dottore ci ha raccontato che a loro si sarebbe avvicinato con fare minaccioso il primario chiedendo perché la signora fosse stata trasportata lì dato che non c’era alcuna evidenza che certificasse la possibilità di un sospetto COVID. A quel punto il dottore del 118 ha spiegato che riteneva necessario fare ulteriori accertamenti e la signora al 99% era positiva al coronavirus, ma il primario, stando alla testimonianza del dottore del 118, ha esclamato davanti a tutti: “Fossi stato al posto tuo io avrei lasciato a casa la signora, voi del 118 siete abituati a fare i tassisti, prendete la gente e la portate qua”. Poi rivolgendosi ai sanitari del Pronto Soccorso ha chiesto di inserire nella scheda della signora che il dottore  aveva immotivatamente  portato la signora nella tenda dedicata ai sospetti COVID.  Il resto dei fatti lo conosciamo, due ore dopo la TAC evidenziò una polmonite bilaterale  e il test rapido prima e il tampone poi hanno confermato la positività al COVID 19. Per diritto di replica abbiamo quindi riportato integralmente la versione del dottore  del 118, che per quanto sottolinei qualche differenza rispetto alla testimonianza di ieri, conferma comunque la superficialità da parte dei medici dell’Ospedale  (e in particolare del primario) nell’accogliere una signora che si è poi rivelata positiva al coronavirus. Ed è questa la denuncia che abbiamo voluto fare nella speranza che un errore, per quanto umano, possa poi trasformarsi in esperienza, in modo tale da evitare che episodi simili possano verificarsi nuovamente. Le polemiche lasciano il tempo che trovano, i nostri medici vanno supportati e applauditi, ma è altrettanto necessario che l’attenzione  sia altissima in questo periodo. Non siamo ancora in una situazione di emergenza e quindi possiamo permetterci di fare analisi più accurate, almeno in quei casi in cui si evidenziano troppi sospetti che fanno pensare al COVID 19. Restiamo uniti.

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