domenica, Dicembre 7, 2025
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Via Oneso, la ferita mai chiusa: il grido di Linda Esposito contro l’ingiustizia



A distanza di anni, la vicenda di via Oneso a Casamicciola Terme torna a far discutere. A riaccendere i riflettori è la testimonianza accorata di Linda Esposito, ex residente della zona, che con parole forti e cariche di dolore denuncia pubblicamente quella che definisce una profonda ingiustizia subita da lei e da altre famiglie costrette a lasciare le proprie abitazioni.

La storia affonda le radici in un procedimento di esproprio avviato dal Comune di Casamicciola per finalità pubbliche, in particolare per la realizzazione di una struttura scolastica. Le abitazioni di via Oneso, dichiarate non conformi alle normative urbanistiche, furono acquisite al patrimonio comunale. Le famiglie coinvolte, tra cui quella di Esposito, furono costrette a lasciare le loro case, spesso senza un’alternativa immediata, affrontando difficoltà economiche e psicologiche.

«Siamo usciti di casa con i materassi sulle spalle – racconta Esposito – perché le nostre case non erano considerate a norma di legge per noi. E per altri oggi lo sono?». Il riferimento è alla recente notizia, circolata informalmente, secondo cui alcune delle abitazioni espropriate sarebbero ora destinate ad accogliere famiglie colpite dall’alluvione che ha devastato l’isola nel novembre 2022.

«Sono vicina a quelle famiglie – precisa – ma mi chiedo: perché per loro sì e per noi no? I nostri figli sono forse cittadini di serie B?». Il suo sfogo tocca corde profonde, mettendo in discussione l’equità delle decisioni istituzionali e la coerenza nell’applicazione delle leggi. «Un avvocato mi disse: la legge è chiara fino a un certo punto, poi è a libera interpretazione del magistrato. Noi lo abbiamo provato sulla nostra pelle».

La vicenda di via Oneso è emblematica di un malessere più ampio che attraversa l’isola: quello di una comunità che si sente spesso abbandonata, vittima di decisioni calate dall’alto e di una burocrazia che sembra premiare alcuni e penalizzare altri. «Abbiamo insegnato ai nostri figli a rispettare le regole – scrive ancora Esposito – ma non a tacere davanti alle ingiustizie».

Il suo appello non è solo un atto di denuncia, ma anche un invito alla riflessione collettiva su cosa significhi davvero giustizia, su come le istituzioni possano (e debbano) garantire equità, trasparenza e rispetto per tutti i cittadini, soprattutto per quelli che hanno già pagato un prezzo altissimo. Perché, come conclude Esposito, «potremmo anche aver perso le nostre case, ma non lasceremo mai a nessuno la possibilità di chiuderci la bocca».

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