Aveva solo 31 anni e aveva dato alla luce da poche ore la sua prima figlia. Ma il suo sorriso si è spento il 30 ottobre 2021 all’ospedale “Rizzoli” di Ischia, dove Sara Castigliola è morta per le conseguenze di un distacco di placenta non diagnosticato in tempo. Una tragedia che – secondo la nuova perizia medico-legale – poteva e doveva essere evitata.
A quasi quattro anni da quel giorno, la giustizia riapre le pagine di un dolore mai sopito. Venerdì 4 luglio, presso il Tribunale di Napoli, si terrà l’udienza camerale nella quale il collegio peritale – nominato dal GIP Giovanni De Angelis – sarà ascoltato per fare luce su cosa non ha funzionato, su quali omissioni hanno condannato una giovane madre a una fine assurda e silenziosa.
Il collegio, composto dai professori Gaetano Buonocore, Oscar Nappi, Giuseppe Botta e Michele Chiariello, parla chiaro: assistenza sanitaria inadeguata e tardiva, segnali clinici gravi ma trascurati, tempi decisionali non compatibili con la gravità della situazione.
Una diagnosi che taglia il cuore come un bisturi.
Sara avrebbe potuto essere salvata. Così dicono ora i periti, smentendo la prima consulenza che aveva portato la Procura, nel 2023, a chiedere l’archiviazione per i sei medici indagati. Ma la famiglia di Sara non si è mai arresa. Con determinazione, amore e una consulenza di parte, ha chiesto e ottenuto nuove indagini, che oggi inchiodano il sistema alle sue responsabilità.
Il 4 luglio, alle 11:30, ci sarà il primo passo verso una verità che tarda ad arrivare ma che non smette di essere cercata. Sul banco degli imputati non solo sei professionisti, ma una sanità che – in quel giorno – avrebbe dovuto salvare due vite e ne ha difesa solo una.
Intanto, resta una stanza vuota, un nome sulla porta mai pronunciato da quella bambina, un abbraccio lasciato a metà. E una domanda che scava ancora: “Perché?”