PROCIDA – Un viaggio tra tradizione, innovazione e identità territoriale ha animato la mattinata di ieri a Piazza Marina Grande, dove si è tenuto il convegno “Il cibo è cultura”, un evento che ha unito riflessione e gusto attraverso testimonianze, analisi e uno show cooking d’autore.
Ad aprire l’incontro è stato il sindaco Raimondo Ambrosino, che ha sottolineato come la crescita turistica degli ultimi anni abbia inciso positivamente sul tessuto economico locale, in particolare nel settore ricettivo e della ristorazione. «La crescita turistica di questi anni ha fatto aumentare la quantità delle imprese del settore ricettivo e la stagione lavorativa», ha dichiarato il primo cittadino. «In modo particolare si è anche affermata la qualità delle nostre aziende della ristorazione. La cucina del pesce fresco ha poi prodotto un importante traino per il settore della pesca, che a livello locale ha avuto un grande impulso, mentre risulta spesso compresso dalle normative europee molto stringenti».
Ambrosino ha evidenziato anche le nuove opportunità per i giovani: «Oggi a Procida i giovani che scelgono il turismo possono avere qualche opportunità in più: tutta la riviera occidentale del Golfo di Napoli sta crescendo, e noi in questa dinamica ci siamo ritagliati un posto importante».
Il convegno ha offerto anche uno sguardo più ampio sul contesto territoriale, con riferimenti ai Campi Flegrei e all’isola di Ischia, sottolineando l’importanza di una visione integrata per lo sviluppo sostenibile del turismo e della cultura enogastronomica.
Protagonista della parte più gustosa dell’evento è stato lo chef Marco Ambrosino, che ha raccontato la sua esperienza e la filosofia culinaria che anima il ristorante Scotto Jonno, situato nella Galleria Principe di Napoli. Un progetto che affonda le radici nella storia: il locale, infatti, sorge in un edificio che alla fine dell’Ottocento fu avviato da una famiglia di armatori procidani. Dopo un percorso professionale ricco di esperienze in tutta Italia, Ambrosino da tre anni e mezzo porta avanti un progetto gastronomico che unisce ricerca, memoria e innovazione.
L’iniziativa ha rappresentato un’occasione preziosa per riflettere su come il cibo possa essere veicolo di cultura, identità e sviluppo economico, rafforzando il legame tra le comunità locali e il loro patrimonio.










