Il Tribunale di Napoli, sezione distaccata di Ischia, ha accolto l’istanza formulata dall’avvocato Bruno Molinaro: demolizione sospesa in attesa che venga discusso il ricorso per Cassazione. Il provvedimento interviene a distanza di pochi giorni dalla decisione europea sul campo rom di Giugliano.
di Gennaro Savio

Ricordate la storio della casa di prima necessità della famiglia della signora Maria Grazia Buono che a Ischia doveva essere demolita già nel febbraio scorso e per cui oltre mille ischitani scesero in piazza invadendo le strade cittadine nel corso di una straordinaria manifestazione di protesta che a livello mediatico fece scalpore in tutta Italia? Ebbene, al momento la demolizione dell’abitazione di questa famiglia di onesti ed umili lavoratori è stata sospesa almeno sino a quando non sarà discusso il ricorso per Cassazione. Ad ottenere questo importantissimo risultato è stato l’avvocato Bruno Molinaro che nei mesi scorsi aveva presentato un’incidente di esecuzione accolto dal Giudice Monocratico della sezione distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli, dott.ssa Simona Cangiano.
Sarà un caso ma l’ordinanza segue di pochi giorni la decisione del Comitato Europeo per i Diritti Sociali, che, come riportato dai vari organi di informazione, ha intimato all’Italia di provvedere entro il 15 settembre a fornire abitazioni e servizi alternativi agli occupanti del Campo ROM di Giugliano, definito dalle stesse istituzioni “il peggiore d’Europa”.
E allora, ci si chiede: se per i ROM di Giugliano, l’Europa pochi giorni fa ha duramente bacchettato l’Italia che avrà tempo sino a settembre per assicurare loro case dignitose e servizi, perché lo stesso non deve valere per la signora Maria Grazia e le migliaia di famiglie isolane che rischiano di vedersi abbattuta la casa dopo circa trent’anni senza che lo Stato gliene metta a disposizione un’altra?
La famiglia della signora Buono, dunque, tira ancora una volta un sospiro di sollievo e chissĂ che il tempo necessario alla definizione del ricorso per Cassazione, da proporre nel termine di legge, non possa riservare, alla fine, sorprese positive.
In fondo, il suo caso di “abuso di necessità ” impallidisce ed anzi fa sorridere amaramente di fronte alle speculazioni edilizie affaristiche presenti sulla stessa isola d’Ischia o dinanzi alla gravità delle speculazioni immobiliari contestate a Milano dalla Procura della Repubblica dove sono stati costruiti grattacieli di 25 piani eretti su preesistenze pressoché irrisorie, lottizzazioni abusive, permessi e SCIA viziati da plurime violazioni di legge, falsità ideologiche e tanto altro ancora e sinora rimaste impunite.
Per la cronaca ricordiamo che solo sull’isola d’Ischia sono migliaia le case che a venticinque, trent’anni di distanza dalla pronuncia delle sentenze dovrebbero essere abbattute e per le quali si creerebbero migliaia e migliaia di sfollati che dovrebbero lasciare l’Isola considerata la paurosa crisi abitativa acutizzatasi all’indomani del terremoto che ha devastato Casamicciola Terme nel 2017.
Intanto continueremo a sottolineare che la tragedia dell’abusivismo, e dunque delle demolizioni, è stata voluta e generata dalla politica e solo la politica, a partire dal governo e dal parlamento, può e ha il dovere di fermarla. I cittadini sono vittime e non carnefici in questa brutta storia di omissioni politiche per cui le istituzioni per decenni hanno volutamente negato alla povera gente di potersi costruire nella legalità un tetto sotto cui ripararsi la testa. Ecco perché anziché accanirsi contro i poveri cristi, in uno stato di diritto degno di poter essere definito tale, lo Stato continuerebbe a garantire il diritto alla casa alle famiglie lavoratrici vittime di un sistema perverso e, contestualmente, istruirebbe un maxiprocesso per individuare e condannare le responsabilità politiche che a tutti i livelli ci sono dietro il fenomeno dell’abusivismo. Un maxiprocesso come quello con cui in Sicilia i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino processarono e condannarono i vertici di Cosa Nostra e per cui, traditi persino da oscuri esponenti dello Stato italiano che con orgoglio e fierezza rappresentavano, furono tragicamente trucidati.