sabato, Ottobre 25, 2025
Visita il sito

Il Tréjë: da danza a dialetto, il comando che parla ischitano




Nel dialetto moropanese, “’u tréjë” è molto più di una semplice parola: è un frammento di storia, un’espressione identitaria, un ponte tra la danza, la memoria collettiva e il linguaggio quotidiano. A raccontarne l’evoluzione è il professor Pasquale Balestriere, che ne svela origini e significati in un’analisi affascinante dei fenomeni linguistici locali.

Chi conosce la tradizione della ‘Ndrezzata – la celebre danza armata di Buonopane – sa che “’u tréjë” è il penultimo comando pronunciato dal “caporale” prima del gran finale. È il segnale che dà il via al carosello conclusivo, un momento di tensione e spettacolarità che culmina con l’ordine “Squadra, alt”, tra l’applauso entusiasta del pubblico.

Ma “’u tréjë” non è rimasto confinato al contesto coreutico. A Buonopane, frazione del comune di Barano d’Ischia, il termine ha trasceso la danza, entrando nel linguaggio comune con un significato ben più concreto e, talvolta, minaccioso.

Secondo quanto riportato da Oreste Buonocore nel volume Leggende isclane, l’espressione fu utilizzata come grido di battaglia durante una faida cinquecentesca tra i moropanesi e i baranesi, culminata in uno scontro nei pressi del ponte di Moropane. Da quel momento, “’u tréjë” – probabilmente contrazione di “a lu tréjë”, ovvero “al tre” – ha assunto un nuovo valore: quello di una sonora pestata.

Ancora oggi, nel dialetto locale, si possono ascoltare espressioni come:

  • “Ma chё bbuó, ‘u tréjë?” (Ma cosa vuoi, mazzate?)
  • “Chё gghiè? Hê avùtё ‘u tréjë?” (Che succede? Hai preso botte?)
  • “Quannё Rafaèlё turnàjё a casё, avèttё ‘nu bèllё tréjë!” (Quando Raffaele tornò a casa, prese una bella batosta)

Tre, dunque, i significati principali che il termine ha assunto nel tempo:

  1. Comando coreografico della ‘Ndrezzata
  2. Grido d’attacco in contesto bellico o conflittuale
  3. Sinonimo di botte, percosse, mazzate nel parlato quotidiano

Un’evoluzione semantica che testimonia la vivacità e la creatività linguistica dei moropanesi, capaci di trasformare un gesto rituale in un’espressione viva, radicata nella cultura e nella memoria collettiva.

Come conclude il professor Balestriere: “Niente male i Moropanesi nel campo delle variazioni semantiche!”


- Annuncio -

Articoli Correlati

- Annuncio - nascondiglio dell'amore
nascondiglio dell'amore

Seguici sui Social

42,907FansLike
3,994FollowersFollow
9FollowersFollow

DIRETTA TV