L’esposizione dopo la mozione approvata all’unanimità dal Consiglio Metropolitano con cui si chiedeva, tra l’altro, il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina da parte dell’Italia
Accanto a quella della Città Metropolitana di Napoli, dell’Italia e dell’Unione Europea, da questa mattina un’altra bandiera campeggia sulla facciata della sede istituzionale di Palazzo Matteotti: la bandiera della Palestina.

Dopo la mozione approvata all’unanimità nel corso dell’ultimo Consiglio Metropolitano, personale incaricato della Città Metropolitana ha esposto, quest’oggi, sulla facciata prospiciente piazza Matteotti, il vessillo con il tricolore orizzontale con bande nera, bianca e verde, sormontato da un triangolo rosso a sinistra, simbolo dello Stato di Palestina e del popolo palestinese.
Con la mozione il Consiglio aveva inoltrato, altresì, alcune richieste alla Presidente del Consiglio dei Ministri: esprimere pubblicamente solidarietà e vicinanza al popolo palestinese, vittima di una catastrofe umanitaria senza precedenti; sollecitare il Governo italiano e il Parlamento ad attivarsi in tutte le sedi diplomatiche e istituzionali per chiedere l’immediato cessate il fuoco, garantire corridoi umanitari sicuri per la popolazione civile e sostenere il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina da parte dell’Italia; favorire e sostenere iniziative concrete di raccolta e invio di aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese; promuovere iniziative di sensibilizzazione sul territorio metropolitano di Napoli per diffondere i valori della pace, del rispetto dei diritti umani e della convivenza tra i popoli.
Nel documento – che l’Assise ha chiesto di inviare anche al Ministro degli Esteri, ai Presidenti di Camera e Senato, nonché al Presidente della Regione Campania e all’ANCI – si sottolineava la dolorosa situazione della Palestina, considerata la gravissima emergenza umanitaria, con la popolazione civile palestinese, in particolare nella Striscia di Gaza, vittima di bombardamenti e operazioni militari che hanno causato decine di migliaia di morti, in larga parte bambini, donne e civili inermi, stremata dalla fame e dalla mancanza di acqua potabile, medicinali e beni essenziali: una situazione, dunque, cui far fronte con risposte concrete di solidarietà e azioni diplomatiche efficaci, anche in questo momento, caratterizzato da una fragile tregua.