La storia di Procida torna a parlare attraverso le pietre di Santa Margherita. In un recente comunicato, il sindaco Dino Ambrosino ha ripercorso le origini di questo luogo simbolico, ricordando come, sin dal Medioevo, gli abitanti di Terra Murata cavassero il tufo giallo per costruire case e strutture dell’isola. Un’attività che, oltre a fornire materiale prezioso, contribuì a modellare il paesaggio: la rimozione della pietra, infatti, scavò un profondo burrone sul versante occidentale della collina, creando una naturale barriera difensiva.



Fino al Novecento, sulla sommità del costone resistevano ancora numerose casette affacciate sul mare, poi lentamente inghiottite dal tempo e dall’abbandono. Oggi restano solo alcuni ruderi, incastonati nella roccia come testimonianza silenziosa di un passato antico e laborioso.
Gli interventi per proteggere l’abitato
Negli ultimi anni, l’amministrazione comunale ha avviato un importante intervento di consolidamento del costone, proprio sotto la verticale dell’Abbazia di San Michele. L’obiettivo è mettere in sicurezza un’area fragile e preziosa, esposta agli agenti atmosferici e al naturale degrado della roccia.
Alla base del costone è inoltre previsto un riempimento a mare con scogli, una misura necessaria per proteggere la zona dal forte vento di scirocco che, soprattutto nei mesi invernali, rappresenta una minaccia significativa per la stabilità del versante.
Il progetto, del valore complessivo di 2 milioni e mezzo di euro, è stato candidato ai fondi destinati alla messa in sicurezza del territorio. Entro gennaio, il Ministero dell’Interno comunicherà se Procida rientrerà tra i Comuni selezionati per il finanziamento.
Un intervento atteso e strategico, che unisce tutela del paesaggio, sicurezza dei residenti e valorizzazione della memoria storica dell’isola. Le pietre di Santa Margherita, scolpite nei secoli dal lavoro umano e dalla forza della natura, potrebbero così continuare a raccontare la loro storia alle generazioni future.










