venerdì, Novembre 21, 2025
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Mediterraneo sotto pressione: il vermocane minaccia la piccola pesca



Un nuovo studio pubblicato sul Journal of Environmental Management lancia un allarme sullo stato di salute del Mar Mediterraneo. Coordinato dalla ricercatrice Claudia Scianna della Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN), presso il centro CRIMAC, e realizzato in collaborazione con colleghi delle sedi territoriali della SZN, dell’Università di Palermo (UniPA) e dell’Università di Sassari (UniSS), lo studio mette in luce un fenomeno preoccupante: l’aumento della presenza del vermocane ( _Hermodice carunculata_) e i suoi effetti negativi sulle attività umane, in particolare sulla piccola pesca.

Il vermocane, noto anche come “bearded fireworm”, è una specie marina nativa del Mediterraneo, ma negli ultimi anni ha mostrato una crescita esponenziale nella sua distribuzione e abbondanza. Questo polichete marino, facilmente riconoscibile per il suo aspetto vistoso e le setole urticanti, si nutre di organismi bentonici, tra cui spugne, coralli e altri invertebrati, alterando gli equilibri ecologici dei fondali.

Secondo la ricerca, la proliferazione del vermocane sta causando danni significativi agli ecosistemi costieri e, di conseguenza, alle attività di pesca artigianale. I pescatori locali segnalano una crescente difficoltà nel reperire specie target e un aumento delle lesioni causate dal contatto con l’animale, che può provocare irritazioni dolorose.

La voce dei pescatori al centro della ricerca

Uno degli aspetti più innovativi dello studio è l’integrazione della conoscenza locale dei pescatori. Attraverso interviste e osservazioni dirette, i ricercatori hanno potuto raccogliere dati preziosi sui cambiamenti percepiti nel tempo, contribuendo a una comprensione più profonda e contestualizzata del fenomeno.

«La collaborazione con le comunità di pescatori è stata fondamentale», afferma Claudia Scianna. «Solo ascoltando chi vive quotidianamente il mare possiamo sviluppare strategie di gestione realmente efficaci e adattative».

Il titolo dello studio, “Increasing occurrence of the bearded fireworm ( _Hermodice carunculata_) poses a threat for small-scale fisheries in the central Mediterranean Sea”, è un chiaro monito: anche le specie native, se soggette a squilibri ambientali, possono diventare problematiche. Il cambiamento climatico, l’aumento delle temperature marine e l’alterazione degli habitat sono tra i principali fattori che favoriscono l’espansione del vermocane.

Lo studio rappresenta un importante contributo alla comprensione delle dinamiche ecologiche del Mediterraneo e sottolinea l’urgenza di adottare politiche di gestione sostenibile che tengano conto sia delle evidenze scientifiche sia delle esperienze delle comunità locali.

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