Tra gli odori più autentici e riconoscibili dell’isola d’Ischia, l’origano selvatico — conosciuto localmente come Arecheta — rappresenta molto più di un semplice ingrediente aromatico. Questa pianta spontanea, che affiora tra le parracine e le pietre vulcaniche in primavera, è custode di memoria, tradizione e identità. Nel suo profumo si condensano gesti antichi, canti popolari e rituali femminili che parlano di vita contadina e legami con la terra.
Un viaggio profondo tra il paesaggio isolano e la sua cultura materiale, dove ogni fiore d’Arecheta racconta una storia vissuta e tramandata.
di Elena Mazzella

Nel cuore della primavera, tra maggio e giugno, le parracine dell’isola d’Ischia — i caratteristici muretti in pietra lavica che sostengono i terrazzamenti — si colorano e si profumano grazie alla fioritura spontanea dell’origano selvatico, localmente noto come Arecheta. Le sue infiorescenze rosate e il profumo deciso invadono l’aria, richiamando ricordi e tradizioni che affondano le radici nella cultura contadina isolana.


Il termine “Arecheta” ha origini antiche: deriva dal greco “oreiganos”, collegato al verbo “rekto” che significa frantumare, rompere. Questo riferimento etimologico richiama la consuetudine di spezzettare l’origano essiccato con le mani, per meglio conservarne l’aroma intenso e caratteristico.
Fino agli anni Settanta, l’origano ischitano era anche protagonista di un rito femminile antico: le donne lo raccoglievano in grandi ceste, che trasportavano sulla testa fino a Procida, dove lo vendevano al mercato accompagnando la camminata con il canto “Arecheta addirosa”, un suono dolce e fiero che ancora oggi risuona nella memoria degli isolani, come testimonia Antonio Visaggio Ambrosino da Procida.
L’origano cresce spontaneo nelle zone rocciose e soleggiate dell’isola, in particolare lungo i muri a secco esposti al sole. La raccolta avviene poco prima che i fiori si dischiudano completamente, per preservarne il profumo.
Dopo la raccolta, i rami vengono legati a mazzi e appesi a testa in giù in ambienti ombreggiati, ventilati e asciutti. Il processo di essiccazione dura una decina di giorni.

Una volta completamente secco, l’origano viene sbriciolato manualmente e conservato in barattoli di vetro chiusi ermeticamente, da tenere al riparo da luce e umidità. Alcuni, secondo tradizione, vi aggiungono chicchi di riso o un pizzico di sale grosso per mantenerlo asciutto più a lungo.
L’Arecheta non è solo una pianta aromatica, ma un simbolo vivente di appartenenza, un legame profondo tra la natura, le donne e la cultura dell’isola. Un profumo capace di raccontare, ancora oggi, il respiro lento e profondo della terra ischitana.

foto ed origano di Tommaso Mattera